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Padre De Agostini nella Terra del Fuoco

04.06.2011 // Natura e sport

de agostini con indigeno
Immagine a dimensioni reali - foto di archivio

«È una verità indiscutibile che la Terra del Fuoco possiede paesaggi e panorami tanto grandiosi da poter competere coi migliori delle nostre Alpi; i suoi numerosi fiordi sono pari, se non superiori, a quelli tanto decantati della Norvegia, e per quanto la rigidezza del clima lo permette, essa si può annoverare fra le più pittoresche regioni del mondo... E fra questa magnificenza e imponenza di paesaggio di un bello orrido e sublime, vive una misera popolazione di indiani ormai in avanzata estinzione, gli Yagan, che passano la vita sulle piccole canoe, navigando di spiaggia in spiaggia, in cerca del quotidiano alimento, lanciandosi anche talora fra i burrascosi mari del Capo Horn».

Così scriveva il salesiano padre Alberto De Agostini, la cui vita tra gli indigeni della Patagonia estrema è stata raccontata dal film Per questi stretti morire, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2010. A lui, geografo, antropologo, esploratore tanto appassionato di queste terre da essere conosciuto come “Padre Patagonia”, è intitolato il Parque Nacional Alberto De Agostini, nella Terra del Fuoco.

Prima di visitarlo, cerchiamo di capire come si presentava la regione quando vi giunse quest’uomo eccezionale, di cui quest’anno (2010) si ricorda il cinquantesimo della morte e il centenario del suo arrivo in Patagonia. Fu infatti nel 1910 che, a soli 26 anni, De Agostini parte missionario per assistere gli emigrati italiani in quelle terre lontane e inospitali. Appassionato di montagna, scalò diverse cime ed esplorò intere zone patagoniche tra Cile e Argentina, fino ad allora sconosciute, entrando in contatto e studiando la cultura delle popolazioni locali: gli Yaganes, gli Ona, gli Alacalufes, gli Haush e i Tehuelche.

Nel 1880 vivevano nella Terra del Fuoco quasi 4000 indigeni. In soli quattro anni, dal 1887 al 1901 scomparve il 90% della popolazione. I superstiti furono cacciati dalle loro terre e privati delle fonti tradizionali di cibo.
De Agostini commentava che “Il loro misero aspetto rivela le privazioni e le sofferenze della loro vita nomade e la mancanza di cibo.” Oggi solo 500 persone discendono dagli abitanti originari della Terra del Fuoco.

Ma ora andiamo a esplorare questo parco che con i suoi quasi 1500 ettari di estensione è la terza più grande riserva naturale cilena.
Situato all’estremo confine meridionale d’America, sulle ultime propaggini della frastagliatissima costa cilena, comprende parte del Canale di Beagle, per il cui possesso alcuni anni or sono si sfiorò la guerra tra Cile e Argentina, e la parte cilena della Terra del Fuoco. Qui ci si presenta lo spettacolo meraviglioso dei suoi innumerevoli fiordi e delle sue cime battute perennemente da fortissimi venti e da tempeste di neve e rimaste inviolate fino a metà ‘900.

Voglio raccontarvi una curiosità: lo sapevate che sulla cima del Monte Sarmiento vi è una riproduzione della Madonnina del Duomo di Milano? Era l’anno 1954 e l’allora arcivescovo della città, Giovan Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI, la consegnò a De Agostini affinché la portasse in Patagonia e la ponesse sulla cima di quel monte rimasto fino ad allora inviolato. L’impresa fu portata a termine da un gruppo di guide alpine italiane, coordinate dallo stesso De Agostini.

Oltre a impressionanti montagne, il parco comprende innumerevoli canali e le insenature delle moltissime isole che offrono una infinità di meravigliosi itinerari agli amanti del mare. Proprio fra queste isole, più precisamente in una baia dell’isola Navarino, Charles Darwin incontrò le popolazioni originarie. Un incontro molto importante, che gli fornì materiale di riflessione per la sua teoria dell’ evoluzione umana.

Continuiamo a visitare questo parco dalle viste straordinarie. Le sue montagne ospitano ghiacciai impressionanti: tra questi il ghiacciaio Marinelli, situato sull’Isola Grande della Terra del Fuoco e che si estende dalle altezze della Cordillera Darwin fino a lambire le acque di un fiordo e il ghiacciaio De Agostini che, offrendo una certa facilità di accesso, vi permetterà, anche se non siete alpinisti provetti, di provare l’emozione di calpestare un ghiacciaio patagonico!

La selvaggia bellezza del parco ha sempre affascinato i visitatori e un viaggio nel profondo sud latinoamericano non può dirsi completo senza una visita a questi luoghi che sanno dare rare emozioni.

Ma come si può fare per raggiungerlo? Naturalmente è possibile solo con una imbarcazione che sappia resistere al mare spesso agitato dai venti australi. Per chi non ha sufficiente esperienza nautica (e ce ne vuole veramente molta per navigare in queste acque!), resta solo una possibilità: raggiungere Ushuaia e imbarcarsi per una crociera organizzata.
Anche alcuni tour operator italiani hanno in catalogo crociere che ci possono portare lungo la cosiddetta Strada dei Ghiacciai, ammirando da vicino i leoni e gli elefanti marini e facendo escursioni nel bosco magellanico.

Se poi seglierete una crociera che includa anche l’avvicinamento a Capo Horn, il vostro viaggio sarà veramente completo.

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04.06.2011 by Mariella Moresco
Paese: Cile
Viaggio in Cile
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