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Bolivia: il lago d'argento

01.02.2012 // Natura e sport

Salar de Uyuni

In Bolivia, tra Oruro e Potosí si stende un enorme lago d’argento. Potosí è famosa nella storia della colonizzazione spagnola per le sue ricchissime miniere d’argento, che rifornivano alla Spagna la maggior parte del prezioso metallo. Tanto famosa da essere l'unica città americana ad essere citata nel Don Chisciotte, proprio con riferimento alle sue immense ricchezze.

Ma il vicino lago non è fatto di argento liquido. Anzi, è molto compatto. Si tratta di un luogo articolarissimo, dal fascino prepotente.  Prima di dirvi qual è questo luogo, vi dirò che il primo astronauta che vide la Terra dall’immensa distanza della sua navicella spaziale,  lo individuò e ne rimase stupito e commosso. 
Cosa aveva visto di così  diverso dalle distese di foreste, pianure, montagne e oceani?   Una immensa distesa che brillava nell’oscurità dello spazio.

Quel primo astronauta non lo sapeva, ma aveva visto  il Salar de Uyuni.
Un enorme deserto di sale, la più grande distesa salata del mondo .  12.000 km² che brillano sotto il sole o sotto i raggi della luna a 3.650 metri di altitudine. Uno spettacolo indimenticabile per  tutti, anche per chi lo vede dalle sue sponde, puntando la vista verso l’infinito che si confonde con il cielo.  Impossibile abbracciarlo tutto con lo sguardo. A meno di non guardarlo da una navicella spaziale. E anche in quel caso c’è da rimanere increduli e affascinati.

Il  Salar de Uyuni è una parte di quanto rimane di un gigantesco lago preistorico che, prosciugandosi,  ha formato gli attuali laghi Poopó e Uru Uru e due deserti salati: il  Salar de Coipasa e il Salar de Uyuni, con i suoi undici strati di sale, ognuno spesso da due a dieci metri.
Un giacimento di grandissima importanza economica, che non si limita all’enorme riserva di sale. Nel Salar si trovano infatti quantità rilevanti di minerali, tra cui il litio, di cui contiene il 30% delle riserve di tutto il pianeta.

Ma a noi interessano di più le sue attrattive, le emozioni che dà a chi si spinge fino a queste altezze per poterlo ammirare, camminare sopra la sua superficie brillante, assaporare il suo maestoso silenzio e la sensazione di  immensità e solitudine che regala a chi vi si avvicina con la disposizione d’animo adatta a un luogo tanto particolare. 

Così particolare che non poteva non ispirare delle leggende, come quella degli Ojos de Salar (gli occhi del salar).  Quando si aprono, invisibili sulla superficie lucente, inghiottono gli incauti che si sono avventurati sulla sua distesa desertica. E non è solo una leggenda. In certe condizioni di luce, i buchi che spezzano la continuità di sale sono quasi impercettibili all’occhio umano, provocando la morte degli sventurati che vi cadono dentro.

Ma il Salar de Uyuni non ha ancora finito di stupirci. Facendo attenzione ai suoi “occhi” ingannatori,  con mezzi speciali protetti dalla corrosione del sale  ci possiamo spostare verso il suo centro, dove si eleva l'Isla del Pescado (isola del pesce) o Incahuasi (casa dell'Inca), un vero e proprio isolotto, alto 102 metri, dalla forma  di pesce, da cui prende uno dei suoi nomi.  Una visione fantastica: una collina coperta di cactus alti fino a dieci metri e circondata da chilometri di sale. Una collina scavata da  oltre trenta caverne e dodici gallerie naturali, ma segnata anche da una antica presenza umana. Su questo isolotto, infatti, sono stati trovati sette giacimenti archeologici della cultura Tiahuanaco e due rovine Inca.

Il Salar ci riserva un’altra meraviglia: l’Hotel de Sal, un albergo costruito interamente con blocchi di sale: dai muri  ai tavoli, ai letti. Tutto, ma proprio tutto, tranne la paglia che copre il tetto, è costruito con blocchi di sale. Non è una curiosità da ammirare, ma un vero albergo in cui potrete passare la notte dormendo, naturalmente,  su un letto di sale.

Tanta meraviglia della natura ha posto molte domande agli antichi abitanti della regione: da dove poteva venire tanto sale? 
C’era una volta… ,così racconta una delicata leggenda, una fanciulla bellissima di nome Tunupa, che aveva una neonata bellissima come lei. Tutti gli uomini ne erano innamorati e tutte le donne la invidiavano. Un giorno, spinte dalla gelosia, fecero sparire la sua bambina e la povera Tunupa, inconsolabile, cominciò a piangere, a piangere, senza mai fermarsi.  Le lacrime le scendevano dagli occhi, rotolavano giù per le guance, cadevano al suolo copiose. E tanto pianse la povera Tunupa, che le sue lacrime allagarono tutti i campi, rendendoli sterili, finché si formò un immenso deserto di sale.

Pensando alla povera Tunupa e alle sue lacrime copiose,  terminiamo il nostro viaggio. 
 

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Paese: Bolivia
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