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Odissea negra nel Mar delle Antille

11.06.2012 // Cultura

odisea negra

Il Mar dei Caraibi (o Mare delle Antille) è stato definito il “mare delle memorie”.
Memorie d’avventure, di esplorazioni, di conquiste e, soprattutto, memorie dolorosissime, legate alla tratta negriera e alla schiavitù di milioni di africani che qui si sono fermati o da qui sono transitati verso i porti dell’America del Sud, dopo tragiche attraversate dell’oceano Atlantico dalle  coste dell’Africa. 

Questa epica odissea ha lasciato tracce profonde nella cultura e nella memoria collettive. Ovviamente anche nella musica, che forse è l’espressione culturale che più di altre si è arricchita degli apporti di tutte le culture che sono arrivate in questa piccola parte di mondo che, come nessun altra, ha avuto il destino di raccogliere gli influssi di una grande varietà di popoli e dei loro fecondi incroci.

Ne ha voluto dare testimonianza l’album musicale “Odissea Negra”, del gruppo Chimera, diretto da Eduardo Güez, uscito in Francia da qualche mese e presentato in concerto al Théâtre de la Ville di Parigi. E’ stato definito “una audace mescolanza musicale”. Ma ogni incrocio, ogni meticciato è una audace sfida alla vita, che si rinnova e si rinvigorisce proprio nell’unione dei diversi.

Odisea Negra ripercorre l’immaginario dell’America centrale e caraibica negra dalle sue origini (con l’arrivo dei primi carichi negrieri nel sedicesimo secolo) fino ai giorni nostri.  Nelle sue note sfilano tutti i generi musicali nati dal sincretismo culturale e che la caratterizzano: le antiche negrillas polifoniche, le habaneras (che furono alle origini del tango), il son, la rumba e il romantico bolero cubani. Dalla jácara  barocca al merengue (che in anni recenti ebbe molta fortuna anche in Europa) al joropo venezuelano, al pajarillo colombiano e alla guaracha messicana.

La musica dei Caraibi e dell’America Centrale nasce da una violenza: quella dei conquistatori europei. Anch’essi lasciarono traccia della loro vita e della musica che ne accompagnava i momenti tristi o gioiosi. Tracce spagnole con le loro reminiscenze arabe, portoghesi, inglesi, francesi e olandesi unite alle sonorità Yoruba, Bantú, Fon e Congo. E di tanto in tanto, reminiscenze di quelle popolazioni indigene che l’urto violento della conquista fece scomparire.

Un passato di brutalità che la bellezza della musica riesce a trasformare in una speranza per il futuro.

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07.06.2012
Paese: America Latina
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Claude Lévi Strauss
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