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Il dipinto più antico di Cuba

24.04.2015 // Cultura

santo ecce homo santiago

La storia locale di Santiago, la bella capitale del’Oriente cubano, è un intreccio inestricabile di “reale meraviglioso”, di realtà e di leggende.

Città dal passato antico, risalente agli albori delle colonizzazione spagnola, Santiago conserva la più antica casa in pietra di Cuba (e forse di tutte le colonie spagnole): la casa di Velasquez, l’allora governatore dell’isola,  che si affaccia sulla piazza principale, il Parque Cespedes.

Un altro lato della stessa piazza è delimitato dalla cattedrale costruita, distrutta e ricostruita a partire dal sedicesimo secolo fino all’ultima opera di restauro del 1922. Caratterizzata da forme neoclassiche e dalle due torri campanarie gemelle che si innalzano dalla facciata, conservò a lungo il più antico dipinto di Cuba, ora nel Museo Diocesano: il “Santo Ecce Homo”, attribuito a Francisco Antonio, pittore colombiano che lo portò sull’isola nel 1616 su commissione della diocesi.

E’ un dipinto ad olio su tavola di cedro, inizialmente utilizzato come porta del tabernacolo dell’altare maggiore e che raffigura Gesù legato a una colonna e flagellato. Il dipinto è di buona fattura, ma la sua importanza non è di carattere stilistico, ma fu grazie a una serie di leggende che ben presto divenne oggetto di venerazione da parte degli abitanti di Santiago.

Il primo fatto “miracoloso” avvenne nel 1611, prima dell’arrivo a Cuba. Alcuni testimoni affermarono di aver visto l’immagine “sudare”, fatto che fece immediatamente gridare al miracolo. Lo stesso fenomeno si ripeté altre due volte, nel 1630 e nel 1643. Sempre nello stesso anno ma in altra occasione, il sacerdote officiante credette di sentire per ben tre volte ripetere “Ecce Homo, Ecce Homo, Ecce Homo” da una voce proveniente dal dipinto. Da allora gli abitanti di Santiago definirono il dipinto “Santo Ecce Homo” e fissarono nell’ultimo mercoledì di agosto la data della celebrazione di una apposita messa votiva.

Divenuta a furor di popolo “protettrice” della città, in occasione di terremoti e carestie l’immagine veniva prelevata dalla cattedrale e portata in processione per le strade della città. Ma non solo i disastri naturali minacciavano Santiago, affacciata sul Mar dei Caraibi, da dove provenivano i terribili assalti pirati. In segno di totale affidamento all’Ecce Homo e di riconoscenza per la  protezione accordata, venne edificata nella cattedrale una cappella appositamente destinata ad accogliere la venerata immagine, decretando nel 1652 le autorità civili e religiose che la festa del “Santo Ecce Homo” venisse celebrata con la maggiore solennità possibile.

Diminuita con il tempo la devozione popolare verso  l’immagine, la città venne scossa nel 1776 da un terribile terremoto che distrusse gran parte della città. Una punizione divina, a detta dei devoti.
Ciò nonostante la perdita di importanza devozionale dell’immagine fu irreversibile, fino al suo trasferimento dalla cattedrale al Museo Diocesano, dove la si può ancora ammirare, ricordando il passato intriso di leggende di Santiago de Cuba.
 

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