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Sul litorale del Golfo del Messico, nel piccolo stato messicano di Tamaulipas, più precisamente tra i villaggi di La Pesca e Tampico a cavallo del Tropico del Cancro, in direzione del confine con il Texas, vi è una zona abitata da pescatori e scarsamente visitata dai turisti, per lo più texani amanti della pesca.
Le sue coste sono coperte da paludi separate dal mare da dune. Un paesaggio molto particolare e di grande fascino per chi ama le grandi estensioni solitarie e un habitat ideale per alcune specie animali, tra cui moltissimi uccelli. Se siete appassionati osservatori della natura, una sosta in uno dei piccoli villaggi della costa settentrionale del golfo è la vostra meta ideale. Tra aprile e ottobre potrete avvistare anche i delfini, facendovi portare al largo da qualche pescatore.
La zona è conosciuta dai naturalisti anche per la presenza, o meglio, per l’arrivo stagionale di una specie in pericolo di estinzione: la tartaruga bastarda, conosciuta dagli abitanti come tortuga lora, tartaruga pappagallo, per la forma a becco del suo naso.
Si tratta di una tra le tartarughe di mare più in pericolo al mondo. Ma perché è chiamata “bastarda”? Un tempo si riteneva che questo piccolo animale (piccolo, naturalmente, in rapporto alle dimensioni delle altre tartarughe marine, dato che può arrivare fino a 70 cm di lunghezza e a superare i 40 kg di peso), fosse il frutto dell’incrocio tra altre due specie e fosse, quindi, un risultato “bastardo”, ma successivamente gli studiosi sono arrivati alla conclusione che si tratta di una specie originale, una specie tipicamente messicana, che depone le uova solo in questa zona del Messico.
Naturalmente questa sua caratteristica costituisce un pericolo per la sopravvivenza della specie, dato che è strettamente vincolata al mantenimento dell’ecosistema del litorale. Per questo motivo il governo messicano ha sviluppato una politica di protezione ambientale e di questa particolare tartaruga che sta dando buoni risultati.
Un viaggio per ammirare le tartarughe marine va fatto tra la primavera e l’estate. Infatti in zona nidifica anche un’altra specie, la tartaruga olivacea, che depone le uova tra giugno e ottobre, mentre la nostra bastarda anticipa i tempi tra marzo e agosto.
Ma cosa la rende particolare rispetto alle altre specie di tartarughe marine?
Quello che gli abitanti della costa chiamano la arribada, il massiccio arrivo delle femmine per nidificare. Queste tartarughe, infatti, compiono ogni anno un lunghissimo viaggio: partendo dalle coste dell’Africa e dell’Europa meridionale, attraversano tutto l’Atlantico, nuotando per migliaia e migliaia di chilometri per arrivare in massa e deporre tutte insieme, nello stesso periodo, le loro uova.
Pensate che nel 1947 fu filmata per la prima volta la deposizione delle uova da parte di 40.000 tartarughe. Nel 1995 arrivarono solo poco più di 1400 esemplari. Un calo impressionante, che ha fatto temere per la sparizione di questa specie.
Ma come si orientano le tartarughe in mezzo all’oceano? Come ritrovano sempre le stesse spiagge? Molte domande non hanno ancora trovato risposta. Non si sa cosa spinga gli animali alle grandi migrazioni di massa. Si fanno invece delle ipotesi su cosa li guidi: pare che usino i campi magnetici terrestri .
Una volta fecondate, le femmine attendono a deporre le uova per farlo tutte insieme e dare così maggiore possibilità ai piccoli di sfuggire ai predatori, tra i quali purtroppo vi sono anche gli uomini, pronti a rubare le preziosa uova, attendere la nascita dei piccoli per poi rivenderli illegalmente. Grazie però all’impegno della Procura Federale per la protezione dell’ambiente, almeno questo pericolo non minaccia più i piccoli di tartaruga, in particolare quelli di questa specie, che fortunatamente sta aumentando la sua presenza sulle coste di Tamaulipas.
Se volete dedicare qualche giorno della vostra vacanza in Messico all’osservazione della schiusa delle uova e del primo pericoloso viaggio dei piccoli di tartaruga verso il mare, niente di più facile. Vicino al villaggio di La Pesca, dove potete trovare un piccolo museo sulle tartarughe del Golfo, vi sono sei centri per la loro protezione e i ricercatori saranno ben lieti di accompagnarvi a vederle e di rispondere a tutte le vostre domande.
Se poi doveste innamorarvi del loro lavoro (e delle tartarughe) e decideste di aiutarli, potete anche affiancarli nel recupero delle uova e nella cura dei piccoli appena nati. Un’esperienza che farebbe la gioia di tutti i bambini e di molti adulti!