Cusco, già capitale dell’impero incaico e considerata capitale storica del Perù, è una bella città situata a 3.400 metri di altitudine e una meta attraente, oltre che per l’atmosfera che si coglie nelle sue strade, per la possibilità di assistere all’Inti Raymi, la Festa del Sole, che si celebra ogni anno il 24 di giugno durante il solstizio di inverno (per l’emisfero australe), e che è considerata la festa più importante dell’anno.
Cusco, il cui nome in lingua quechua significa centro, ombelico, era considerata “l’ombelico del mondo” dato che, secondo la mitologia, in essa confluivano il mondo sotterraneo, degli inferi, il Supay, il mondo terrestre e visibile, il Kay Pacha, e quello superiore, l'Hanan Pacha.
In tutti i maggiori centri dell’impero incaico vi era un tempio dedicato al culto del dio Sole, considerato il creatore del mondo e padrone dei destini dell'uomo e dell'universo. Per scongiurare il pericolo che durante il suo cammino nel corso dell’anno abbandonasse la terra o esaurisse la propria forza creatrice, gli si sacrificavano numerose vittime, il cui sangue avrebbe donato vigore alla divinità. Da questa credenza nacque la Festa del Sole, celebrata durante il gelido solstizio invernale andino, quando il lungo buio della notte fa temere che il sole non ritorni più a scaldare la terra.
A Cusco sorgeva il più importante tempio del Sole, il Qorikancha, un edificio di 400 metri per ognuno dei suoi quattro lati. Spogliato delle sue ricchezze dai conquistatori spagnoli, il tempio custodiva oggetti in metallo prezioso e tessuti finissimi, che venivano offerti agli dei. Pare che le pareti interne del Qorikancha fossero interamente rivestite di lamine d’oro, strappate dai soldati spagnoli che saccheggiarono l’edificio.
Anticamente, durante i festeggiamenti per l’Inti Raymi, che si protraevano per nove giorni con danze e sacrifici di decine di lama, dopo avere sgozzato le vittime sacrificali ed avere letto la sorte nelle loro viscere, la cerimonia continuava nei festeggiamenti del Fuoco Nuovo. Spenti tutti i fuochi della città, i raggi del sole venivano “catturati” da uno specchio d’oro concavo, che li rimandava su ciuffi di lana che, incendiandosi, davano vita al nuovo fuoco, distribuito successivamente per tutta la città, simbolo dei suyos, le quattro parti in cui era suddiviso l'impero.
Questa era la più importante tra le quattro feste annuali che si tenevano nella capitale, secondo quanto ci racconta Garcilaso de la Vega, detto l’Inca, autore della Historia General del Perú o Comentarios Reales de los Incas. L’Inti Raymi infatti indicava l'inizio dell'anno e ripercorreva l'origine mitologica del popolo Inca.
Alla cerimonia partecipavano le diverse categorie di sacerdoti: il Wirapiricuq, che estraeva le viscere degli animali sacrificati, il Kallpa Rikuq, guardiano dei lama destinati ai sacrifici, il Tarpuntay, incaricato di tagliare con il coltello sacro, il Tumi, le parti dell’animale che sarebbero state offerte e il Willaq Uma, il supremo sacerdote, l’unico cui spettava vaticinare la sorte dall’esame delle viscere degli animali e di comunicarla all’Inca. Nel 1572 il Viceré Francisco de Toledo proibì la celebrazione della festa, ritenuta contraria alla religione cristiana, che da allora continuò a venire celebrata clandestinamente.
Bisognerà aspettare il 1944 affinché l’Inti Raymi ritornasse ad essere una grande festa popolare celebrata pubblicamente. Il merito fu di Faustino Espinoza Navarro che, basandosi sulle descrizioni di Garcilaso de la Vega, ne effettuò una ricostruzione storica. Da allora il suo successo si è accresciuto di anno in anno, divenendo un fortissimo richiamo turistico ma anche un motivo di identificazione per gli abitanti di Cusco.
La festa si svolge attualmente sulla spianata della imponente fortezza, il Sacsahuaman, una costruzione ciclopica che fungeva da fortezza in difesa della città imperiale, un capolavoro di fortificazione militare che sorge appena fuori dalla città, sovrastandola. In essa confluisce il corteo di figuranti in costume che, rappresentando le quattro parti dell’impero incaico, si alternano nel portare la lettiga dell’Inca, l’imperatore che, accompagnato dalla Qolla (la sposa ufficiale), dai sacerdoti e dalle vergini del Sole (anticamente custodi del fuoco sacro), dopo il sacrificio di un lama procede alla solenne invocazione al Sole.
Sulle rovine dell’antico Tempio del Sole di Cusco è successivamente sorto il Convento di Santo Domingo, edificato dai frati domenicani, cui il conquistatore Pizarro donò la proprietà dell’antico luogo di culto incaico.
Cusco, circondata dai profili delle montagne circostanti e da un'atmosfera serena ed estremamente piacevole, induce a lente passeggiate verso chiese e palazzi (tra i quali il Museo di arte religiosa merita sicuramente una visita) per godere della limpidezza della luce che, al calare della notte, permette la visione di uno straordinario cielo stellato.