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In treno sul Naso del Diavolo

25.04.2012 // Ecuador

Un nome un po’ inquietante:  Nariz del Diablo, il naso del diavolo. E’ il nome del tragitto del treno su cui sono salita ad Alausí. E’ una delle poche tratte ferroviarie rimaste in Ecuador quasi esclusivamente ad uso dei turisti.

Il vecchio Ferrocarril Transandino, che agli inizi del ‘900 era considerato una meraviglia della tecnica e che collegava la capitale Quito con il porto di Guayaquil, ha dovuto cedere di fronte all’inclemenza della natura (i continui danni causati dalle valanghe) e all’avanzare inesorabile della modernità, che ha portato con sé la costruzione della strada rotabile, lasciando il treno senza clienti.

Fortunatamente è rimasto in vigore un tratto  assolutamente emozionante, una sfida tecnologica alla difficilissima morfologia del terreno. Addirittura una sfida al “diavolo”, sul cui “naso” si inerpica sbuffando un corto trenino colorato, che trasporta tutti i giorni i turisti su e giù per un alto costone roccioso (la Nariz del Diablo, per l’appunto) dalla pendenza incredibilmente ripida. Il treno, che non è a cremagliera, sale fino a oltre 700 metri zigzagando, avanzando e retrocedendo per infilare nuovi tratti di binari, unico modo per risalire un pendio tanto stretto che non ha reso assolutamente possibile tracciare delle normali curve. Il Tren más difícil del Mundo (il treno più difficile del mondo) impiega più di un’ora per percorrere i dodici chilometri che separano San Pedro de Alausí da Sibambe.

Tra la locomotiva e il nostro vagone, dove una ragazza molto gentile e con un berretto da ferroviere ci spiega il tragitto, fermo sulle gambe nonostante le curve e gli scossoni del treno viaggia un ferroviere, il cui compito non sono riuscita a capire. Pare che debba stare proprio lì, a controllare. Cosa non lo so. Certo è che quando il treno sobbalza vicinissimo, quasi a filo del ripido pendio che precipita in fondo valle, vederlo lì in piedi, senza protezione, dà un brivido di apprensione.

Il paesaggio ci offre viste impressionanti sulle vallate delle Ande ma, soprattutto, sulle strette gole  che il treno attraversa.
Di quando in quando si intravedono, vicini ma incredibilmente molto più in basso, due binari che sembrano unirsi in un solo tratto. Lì il treno cambierà direzione, proseguendo la corsa per poi fermarsi e retrocedere nella direzione opposta.

Nel piccolo museo di Sibambe si legge la storia della costruzione della ferrovia e del suo altissimo costo in vite umane.
Narra infatti la leggenda che il diavolo, disturbato dall’enorme brulichio di persone che violavano quella montagna tanto impervia da essere conosciuta come Cóndor Puñuna o Nido del Cóndor, per permettere la riuscita dell’impresa pretese la vita di duemilacinquecento operai. E duemilacinquecento operai morirono durante i lavori. 

"Grandes barrenos perforaban la roca, cartuchos de dinamita retumbabab en la montaña. …  Cientos de ellos volaron conjuntamente con grandes piedras y rocas; otros murieron afectados de epidemias (viruela y bubónica). La muerte se había constituido en su compañera".  (Grandi trivelle perforavano la roccia, candelotti di dinamite facevano rimbombare la montagna. … Centinaia di loro volarono insieme a grandi pietre e rocce; altri morirono colpiti da epidemie (vaiolo e peste bubbonica). La morte era diventata la loro compagna).


Informazioni utili

Per verificare le partenze, gli orari e il costo del biglietto del treno consultare i siti http://www.ferrocarrilesdelecuador.gob.ec/  e
http://www.trenecuador.com

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