Immagine tratta da http://www.laislachiloe.cl
Più si scende a sud lungo la costa cilena, più il clima diventa via via più ventoso e piovoso, condizionando la vita degli abitanti, obbligati a confrontarsi e a sfidare gli elementi della natura. Una lotta impari, nei tempi andati, che ha fatto nascere miti e leggende per spiegare fenomeni che apparivano incomprensibili.
Le notti di tempesta sui mari agitati che circondano l’arcipelago di Chiloé con la sua Isla Grande o Isla Chiloé e una quarantina di isole minori non tutte abitate, non potevano non fare nascere strane leggende nella fantasia dei pescatori e dei marinai che dovevano navigare quelle acque pericolose, dalle quali molti non facevano più ritorno.
Sono nati così racconti di strani esseri, sirene, streghe e animali stregati che traggono in inganno gli incauti che si fermano ad ascoltare i loro richiami. Ma la storia più raccontata su queste isole è quella di una nave fantasma, il Caleuche, che come tutti i fantasmi appare nelle scure notti senza luna, scivolando sulle acque lungo le coste illuminato a festa, spandendo una musica che si può udire da molto lontano.
Molti marinai hanno voluto avvicinarsi a questa visione, ma ogni volta il vascello scompariva nella nebbia, misteriosamente, o si trasformava in una roccia che si innalzava dalle acque. Fortunati quei marinai che hanno perso di vista il Caleuche con il suo equipaggio stregato. I disgraziati che hanno avuto la sventura di vederlo sono stati attratti irresistibilmente a bordo della nave, che si è allontanata velocemente scomparendo e facendo scomparire per sempre gli incauti curiosi.
Ma chi si trova a bordo della nave stregata? Nessuno può saperlo. Chi è salito a bordo è scomparso e non può raccontarlo. Ma le voci circolano ugualmente e c’è chi giura che l’equipaggio sia composto da strani marinai con una sola gamba che si possono trasformare in leoni marini o in gabbiani per sfuggire agli occhi indiscreti. Altri, invece, sono sicuri che sulla nave vi siano due sirene con il loro fratello, che portano a bordo i marinai annegati durante le tempeste.
Questo è quello che raccontano i pescatori Quemchi e Tenaún, che sfidano i venti rabbiosi dell’oceano. Ma non lo raccontano ai turisti frettolosi e a coloro che si fermano a dormire negli alberghi delle cittadine turistiche. Per ascoltarli occorre non avere fretta, passare qualche giorno scoprendo con calma le bellezze delle isole, ammirare le architetture dei loro paesi, fermarsi a bere qualcosa nei locali frequentati dagli abitanti e fermarsi a dormire in un piccolo albergo in un angolo isolato dell’Isla Grande, ordinando per cena un buon curanto di carne e molluschi e bevendo una buona chicha per combattere il freddo della sera.
Nel torpore piacevole del dopocena, aiutato dal benessere infuso dalla chicha, non tarderai a scorgere all’orizzonte la sagoma del Caleuche, che scivola nella nebbia. Ma attento a non lasciarti attirare a bordo! Potresti non ritornare.