I coralli sono formazioni molto delicate, sensibili ai danni dell’inquinamento delle acque e agli sbalzi di temperatura. Fattori purtroppo presenti nel Mare dei Caraibi, dove si calcola che la presenza di questi organismi sia drasticamente diminuita dal 60% al 10% della sua estensione.
L’annuncio è stato dato dall’Istituto oceanografico californiano Scripps, che ha individuato una delle maggiori cause di morte dei coralli nella rapida crescita del livello delle acque, dovuta allo scioglimento dei ghiacci polari. Oltre al riscaldamento globale e all’inquinamento, anche l’eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche dovuto alla pesca indiscriminata contribuisce in maniera negativa a questo allarmante fenomeno. Quando le acque si surriscaldano, le alghe che colorano i coralli muoiono, provocando non solo il loro scolorirsi, ma anche una loro fragilità che li fa ammalare e morire.
Una prova di quanto dichiarato dall’Istituto Scripps è data dal fatto che la Giamaica, dove la povertà spinge a uno sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche, è il paese con la percentuale più bassa (solo il 10%) dell’estensione della barriera corallina, mentre altre isole più attente, oltre che alla protezione di aree libere dalla pesca e al corretto smaltimento di rifiuti, anche alla gestione dei flussi turistici, hanno conservato un numero maggiore di questi preziosi organismi.
La perdita delle barriere coralline avrebbe ripercussioni pesantissime sull’economia dei paesi costieri e delle isole caraibiche, dipendenti in gran parte dalla pesca e dal turismo. E’ stato inoltre calcolato che l’assenza delle barriere aumenterebbe anche la forza e il potere distruttivo dei frequenti uragani che si abbattono periodicamente sulla regione.